EDITORIALE
LA VIRTÙ DELLA GENTILEZZA PRENDERSI A CUORE CON STILE Chi ha narrato gli anni della pandemia anche nelle RSA senza preoccuparsi di ascoltare gli anziani, i familiari e gli operatori che per anni si sono spesi in attenzioni, certamente non ha compiuto un atto gentile. Le narrazioni dei diretti interessati sulla pandemia, probabilmente avrebbero raccontato delle verità personali, ma le tante verità, comparate, avrebbero sicuramente generato un comune denominatore, quale elemento di affinità o convergenza, tale da contribuire a rendere ancor più attendibile la lettura generale di una esperienza che ha interessato tutta la comunità e, da una sintesi orientativa, poter delineare possibili azioni di miglioramento, nel rispetto di tutte le variabili in gioco, necessarie a sostenere un sistema sociale che cambia. Contrariamente il romanzo proposto è servito solo a chi, in modo per nulla elegante, ha tentato di speculare sulla dignità e sulla vita di tanti anziani e di tanti famigliari. E gli Enti Assistenziali? Ogni commento è inutile perché su di essi è stato pubblicato di tutto e ogni contenuto è raggiungibile sui social con disarmante facilità. Su di una sola mano è possibile contare chi, veramente, ha saputo dare attenzione agli anziani, ai loro familiari e alle RSA. Chi ha avuto l opportunità di raccontare la sua esperienza ha messo in evidenza anche un altra narrazione di questa pandemia, che si può sintetizzare in un unica parola: gentilezza, più volte descritta anche da Papa Francesco. Le nostre residenze da sempre, ma soprattutto durante il periodo covid, hanno subito metamorfosi significative e le Case da marzo 2020, si sono trasformate in Famiglie e, in questo contesto pandemico, operatori, residenti e familiari, hanno imparato ancora di più il significato di Sacralità della Famiglia . Quando in una famiglia non si è invadenti e si chiede permesso e non si è egoisti e si impara a dire grazie o quando in una famiglia uno si accorge di avere fatto una cosa brutta e sa chiedere scusa in quella famiglia ci sarà sempre gioia e pace . La citazione presa da Papa Francesco ci vuol dare un significato tangibile di cosa sia la gentilezza nella relazione e per gentilezza non si intende un modo cortese ma stucchevole per ottenere qualcosa da qualcuno, ma si intende quello stile gratuito e premuroso di attenzione al prossimo che non sempre si ha e che non sempre le persone hanno nei nostri confronti o nei confronti di qualcuno a noi caro . Ecco la parola che molto spesso i nostri anziani dicono dei loro operatori quando li si interpella: Sono gentili, mi hanno trattato bene e anche nel periodo di maggior isolamento, pur con la tristezza nel cuore per non poter vedere spesso i miei figli e i miei nipoti e le persone a me più care, ho potuto godere comunque di una dimensione familiare, attraverso i nostri operatori che, attenti e premurosi hanno saputo stare vicino a noi anziani con gentilezza .
3
E cosa hanno risposto gli operatori e i familiari che si sono trovati a vivere una relazione d aiuto caratterizzata da uno spirito di gentilezza? I primi comunicano gioia quando le famiglie esprimono fiducia attraverso parole significative e gentili, perché riconoscono l alto valore vocazionale della loro professione, perché è quel valore che sa prendersi cura degli affetti a loro più cari. I familiari, perché sentendosi accolti dentro un abbraccio significativo da parte di una organizzazione gentile possono apprezzare il fatto che la sinergia che li unisce al Consiglio di Amministrazione, alla Direzione e, via via, a tutte le professionalità di una RSA, diventa alleanza concreta per la tutela di quella dignità familiare spesso vilipesa. Pertanto, ripensare ad un gesto di gentilezza ricevuto e volerlo narrare con la stessa particolarità come avviene quando si narra un fatto negativo, forse sarebbe un buon inizio per sentirsi meno provati e probabilmente più fiduciosi del futuro e del prossimo. Ma quanta ignoranza si è palesata nella narrazione del Covid 19? Proprio gli anziani in un anno come quello del 2020 sono stati raccontati da alcuni in modo superficiale e indelicato, facendoli sentire come una categoria predestinata vittime sacrificali da abbandonare a un destino, dove se il Coronavirus li avesse uccisi tutti, forse sarebbe stato il male minore. Al contrario, con la più straordinaria delle gentilezze, la comunità ha fatto vaccinare, primi fra tutti, gli anziani e poi il resto della comunità. Anche le RSA sono state oltraggiate in modo impietoso, definite luoghi di contagio e di morte prima, lager e carceri poi. Ma chi ha dispensato questi giudizi ha considerato almeno che cloaca stava scaricando sulla dignità dei familiari e degli anziani? Additati i primi, indirettamente, come responsabili ingrati per aver internato in luoghi di morte il bene più prezioso che può esserci: un genitore o un figlio. E allora quanto ci fa bene sapere che nei momenti più drammatici della pandemia, ci sono stati, al contrario, infermieri e operatori che si sono sostituiti ai figli di quegli anziani che non potevano vedere i propri cari in ospedale o nelle RSA e quegli stessi operatori si sono fatti chiamare, dai quei letti di sofferenza, con il nome di un figlio o di una figlia che gli anziani non avrebbero potuto sentire e vedere magari in modo definitivo. Inoltre, quanto sono state gentili queste comunità di operatori, di anziani e di familiari! I primi perché hanno fatto della loro professione la loro vocazione e hanno saputo tenere per mano, con garbo e gentilezza gli anziani che sono stati bravissimi; i familiari, perché hanno cercato di dare sostegno ad un dolore che li ha sconvolti, gridando forte ma senza far troppo rumore: con dignità. Sono convinto che la gentilezza non grida, la gentilezza non ha età e non ha limite. Il suo essere è la sintesi di una educazione che si tramanda di generazione in generazione, manifestandosi con gesti di gratitudine per quei nonni e quei genitori che ci hanno insegnato le buone prassi . I nostri Vecchi ci hanno permesso di acculturarci per renderci persone libere dall ignoranza, ci hanno insegnato il rispetto, la responsabilità e la gentilezza. Oggi noi siamo chiamati a restituire parte di ciò che abbiamo ricevuto da loro prima di tutto attraverso l esercizio di quella gentilezza da loro testimoniata.
Monsignor Cristiano Falchetto Presidente della Fondazione